Pubblicazioni
'A spasso tra lessico e scrittura. Note sui Passatempi musicali di G. Cottrau'in 'Passatempi musicali. Guillaume Cottrau e la canzone napoletana di primo '800, a cura di Pasquale Scialo', Francesca Seller. Guida Editori, Napoli 2013. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Affonzo De Liguori. Nòbbele napulitano che pprimma fuie paglietta e ppo' prèvete santo, Franco Di Mauro Editore, Napoli 2012. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Dialetto Napoletano. Manuale di scrittura e di dizione. Edizioni Scientifiche Italiana, Napoli 2009. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dalla Premessa:
L’autóre, che tra i ‘peccati di gioventù’ (e anche più recènti) annòvera la stesura di alcune pagine in dialètto napoletano, non si era mai propósto di realizzare un progètto simile. Col tèmpo, approfondèndo gli studi e riflettèndo su alcuni eleménti, si è deciso a méttere mano alla matèria. E’ difficile espórre tutti i fattóri che hanno contribuito alla maturazióne di tale decisióne. Qui si elèncano sólo alcune convinzióni che hanno sostenuto il lavóro dell’autóre: ‘la conoscènza del pròprio dialètto facilita il rispètto delle esigènze fonètiche, ortografiche e stilistiche dell’italiano’; ‘il dialètto napoletano (ma mólto probabilménte il discórso è valido anche per altri dialètti) possiède delle peculiarit fonètiche (óltre a quélle di altro gènere) che sorprèndono e affascinano gli stéssi napoletani nel moménto in cui prèndono cosciènza di quéste realt (perché è raro che un non-addétto ai lavóri sia cosciènte dei fenòmeni di lenizióne o di metafonia, ad esèmpio, che egli stésso realizza automaticaménte nella sua parlata)’; ‘il dialètto napoletano è una parlata abbondanteménte utilizzata nel teatro drammatico, nel melodramma e nella canzóne napoletana, campi in cui alcune esecuzióni, anche di illustri artisti, divèntano uno strazio insopportabile’. A quéste considerazióni bisógna aggiungerne un’altra che, a parére dell’autóre, giustifica una nuòva pubblicazióne sul dialètto napoletano: non mancano, di cèrto, grammatiche su quésto dialètto, ma allo scrivènte non è stato dato di potér consultare un trattato che raccogliésse sistematicaménte le règole di pronunzia del napoletano. L’autóre è cosciènte che sul problema della pronunzia del suo dialètto sussistono dei punti non del tutto chiari, alméno per lui. Il suo vuòle èssere, comunque, un modèsto contributo vèrso una miglióre sistemazióne delle règole che guidano la pronunzia del napoletano. Il manuale è scritto in italiano e, come per altre sue òpere, l’autóre si è impegnato a fornire del corrètto accènto fònico tutte le vocali e ed o tòniche (così cóme è stato fatto per quésta pagina) ed ha segnalato anche il divèrso suòno, sórdo o sonòro, delle consonanti s e z. Di séguito forniamo il sommario dell’òpera. Sommario
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Cappella Serotina. Singspiel. Testo di Giovanni Vitale, musica di Lupo Ciaglia. Valsele Tipografica, Napoli 1989. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una delle prime espressioni della scelta ‘popolare’ di Alfonso [S. Alfonso de Liguori, 1696-1787], della solidariet con la plebe fu il lavoro svolto con le “Cappelle serotine”. Raccoglieva all’imbrunire in alcune piazze di Napoli “lazzari, saponari, muratori, barbieri, falegnami, ed altri operari; ma quanto più erano dell’infima condizione, tanto maggiormente venivano abbracciati da Alfonso” [Tannoia A. M., Della vita ed istituto del Ven. S. di Dio Alfonso M. Liguori, 3 vol., Napoli 1798-1802, tomo I, p. 43]…Sono ormai trascorsi 250 anni da quando tali riunioni si verificavano e 200 dalla morte di Alfonso. Nella ricorrenza di questo secondo centenario ho ideato Cappella serotina: un omaggio al grande santo napoletano, che in queste scene cerco di far rivivere con la sua arte poetica e musicale. Non mi sono riproposto di ricostruire realisticamente una dlle tante serate vissute da Alfonso in compagnia dei suoi cari lazzzari e saponari. Ho voluto, invece, creare uno spettacolo che, frammischiando nello stile del genere teatrale del Singspiel elementi favolistici a caratteri realistico-popolari, contenesse parte di quanto ritengo più significativo e più proprio della personalit di Alfonso. Gli spunti da commedia, che qua e l affiorano, se per un verso sono in sintonia col genere teatrale prescelto dall’altro s’intonano alla perfezione con l’animo del popolo napoletano, intriso di dolore e d’ironia, e dello stesso Alfonso; costui non nacque, come viene da qualche parte raffigurato, col collo storto, anzi ha dimostrato sovente di possedere una innata vis comica, al punto che Oreste Gregorio ha potuto scrivere un libro su questo aspetto della personalit di Alfonso, Monsignore si diverte [Napoli, Valsele Tipografica, 1987, ristampa riveduta e corretta]. (Dall’introduzione). |
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Filippo e l’Inquisitore. I personaggi di un duetto. Valsele Tipografica, Napoli 1988. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’A. presenta un breve profilo psicologico dei personaggi, che va poi completando lungo lo svolgersi del duetto. Premessa una serie di difficolt cui va incontro l’elaborazione di un profilo psicologico di un personaggio del melodramma (conoscenza non immediata del soggetto, concisione del libretto, diversit delle strutture teoriche in cui inquadrare il soggetto), egli, dichiarando la sua estrazione culturale, sceglie i concetti della psicologia umanistica e della psicologia ingenua quali strumenti di interpretazione. Elabora i profili, basandoli sulla percezione di sé e dell’altro, che hanno i soggetti. Il Grande Inquisitore viene ipotizzato (e l’ipotesi sar confermata dalla lettura del duetto) come una persona con un concetto di sé molto positivo e con comportamento deciso e aggressivo. Filippo, invece, risulta avere una negativa percezione di sé, accompagnata da ansiet , depressione e debolezza psicologica. Il profilo di Filippo è costruito sulla base del soliloquio che precede il duetto. Chiarita la genesi dell’incontro e le diverse motivazioni che muovono i due interlocutori, viene analizzato lo scambio delle battute. L’A. sostiene che nella prima parte del duetto Filippo desidera la morte di Carlo, che l’Inquisitore asseconda; nell’altra parte, invece, è l’Inquisitore a chiedere la testa di Rodrigo, mentre Filippo non può, data la sua inconsistenza psicologica, opporre un rifiuto concreto. Vengono analizzate la tecnica di argomentazione usata dall’Inquisitore e la natura dei rifiuti opposti da Filippo, definiti “invocazioni più che opposizioni”. (Dal Sommario). |
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Manuale di dizione per cantanti. Valsele Tipografica, Napoli 1987. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Concepito a beneficio dei cantanti e degli studènti di canto, il manuale inserisce le règole della dizióne in un contèsto dichiarataménte mu?icale. La cultura mu?icale pèrmea il lavóro, dagli e?èmpi agli e?ercizi, dalle rubriche al dizionariétto ortofònico. La rubrica “Repertòrio del melodramma” raccòglie bèn 445 citazióni, tratte da 58 òpere divèrse, per un totale di 1454 vèrsi; “Il trovaròbe” guida alla lettura di 12 òpere di Vérdi; “Così è (se vi pare)” fornisce 82 brani di autóri che vanno da Cellétti a Lauri-Vólpi, da Sachs a Schonberg; il “dizionariétto ortofònico” elènca óltre 1250 tèrmini, nómi, tìtoli e locuzióni della cultura mu?icale bi?ognósi di preci?azióne ortofònica. Il lavóro possiède, inóltre, un secóndo livèllo di lettura, che appassioner l’interessato alla grammatica stòrica dell’italiano. I fenòmeni fonètici che tìtolano i divèrsi capìtoli sóno ampiaménte illustrati, siano éssi il grado di apertura delle vocali, la divèrsa sonorit delle consonanti o la pronunzia lunga di consonanti brèvi. La rubrica “Diètro le quinte” giustìfica le règole interessate, riportandole nell’alveo dei principi generali di derivazióne, espósti in precedènza. Un nutrito indice analitico, pòi, rènde più agévole la consultazióne. L’Autóre, infine, si è assunto il gravóso cómpito di dare l’accènto fònico a tutte le vocali e ed o tòniche e l’accènto tònico a tutte le paròle ?drùcciole e bi?drùcciole; ha segnato, inóltre, anche il divèrso suòno, sórdo o sonòro, delle consonanti s e z [così cóme è stato fatto per quésta p gina]. Il manuale, a dispètto del titolo, è utile non sólo ai cantanti ma a tutti colóro che parlano o lèggono in pubblico, dall’avvocato all’onorévole, dall’attóre al sacerdòte, dalla comméssa all’insegnante. (Dalla quarta pagina di copertina e dalle avvertènze). |
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Evocazione. Azione scenica. Testo di G. Vitale, musica di A. Vitale. Valsele Tipografica, Napoli 1987. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La sofferenza, antica e inseparabile compagna dell’uomo, è il tema sul quale s’apre l’azione. Il gruppo di ebrei che vive in schiavitù soffre il lavoro pesante ma, soprattutto, patisce lo stato di dipendenza che è costretto a subire. Un parziale lenimento dell’amarezza è generato dal sopraggiungere delle donne, le quali, dopo aver ricordato che la sofferenza è la conseguenza di un’antica e sempre presente colpa, profondono le loro cure. Dal sollievo che può generare la fine del lavoro e l’affetto dei cari nasce un’invocazione comune, un invito a Dio, affinché voglia compiere la promessa della liberazione. (Dalla Prefazione). Ambientata in Egitto al tempo della schiavitù degli Ebrei, l’azione è un inno al Profondo dell’uomo. Trasportati dalle onde di questo grande fiume sotterraneo gli schiavi ebrei ritrovano la propria cultura e con essa la loro dimensione. Protagonisti dell’azione, accanto al coro, il Profeta (tenore), la Fanciulla (soprano), il Giovane (tenore), il Messaggero (contralto). (Dalla quarta pagina di copertina). |
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Elementi di Dizione. Regole e conflitto tra regole. Ed. S.Gerardo, Materdomini (AV) 1977. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non è una novit che la lingua italiana, pur essendo una, al pari di altre lingue, viene diversamente parlata dai diversi italiani. Il fatto, attribuibile a determinanti culturali, storici, geografici, è spiegabile, in parte, per un’inadeguata corrispondenza tra suoni e segni grafici della lingua. Più chiaramente, nella lingua italiana il numero dei suoni supera quello delle lettere dell’alfabeto. Ciò comporta che l’unificazione dei suoni nelle diverse regioni italiane deve basarsi su di uno specifico apprendimento più che sull’evidenza ed univocit dei segni grafici. Ad esempio, la grafia della parola problema non dice allo straniero, al bimbo ed anche all’adulto come debba essere pronunciata la vocale e, se con suono aperto o chiuso. E’ chiaro che esistono criteri di fonetica storica che risolvono questa ed altre perplessit , ma essi si rivelano inaccessibili a molti ed, a volte, si sovrappongono tra loro col risultato di non essere attendibili in assoluto. Si è cercato di elencare delle norme, prettamente empiriche, che aiutino l’interessato a scoprire l’ortofonia di una lettera. Dette norme hanno svolto e svolgono un prezioso lavoro: il loro tallone d’Achille sembra essere costituito dalle numerose eccezioni e, soprattutto, dall’irrisolta situazione di conflitto che spesso si crea tra due norme. Questo lavoro non intende essere un manuale di pronunzia, né vuole elencare le norme riguardanti tutte le lettere dell’alfabeto italiano. Sar presa in esame esclusivamente la pronunzia delle vocali e ed o e delle consonanti s e z, le lettere, cioè, di maggior preoccupazione per i linguisti. Il mio obiettivo è stato elaborare norme che riducessero al minimo le eccezioni e indicare i casi di conflitto tra diverse norme, fornendo anche la modalit di soluzione del conflitto stesso. Pur restando quello descritto il principale obiettivo che giustifica un’ennesima pubblicazione sull’argomento, ho integrato la trattazione con altri elementi ritenuti utili al lettore più sprovveduto.
(Dalla Prefazione). |